Comune di Val Brembilla

La Strada Taverna è una mulattiera che risale la dorsale divisoria fra la Val Brembilla e la Val Brembana, sulla linea di confine fra i comuni di Val Brembilla e Zogno. Da varie fonti viene ricordata come strada ‘antica’, il cui nome originario fu di Strada Meneghina a causa di un nucleo con questo nome, ubicato lungo il percorso. Esso prende avvio nelle vicinanze dei Ponti di Sedrina e dello storico Ponte Cappello, all’imbocco della Val Brembilla. In viva ascesa raggiunge e attraversa diversi piccoli nuclei rurali guadagnando di quota fino a pervenire ai declivi prativi di Castignola e al borgo di Catremerio. Col nome di Taverna si spinge fino alla soprastante Forcella di Crosnello. Dopodiché il tracciato raggiunge in costa i nuclei di Sussia per poi ramificarsi in varie direzioni vuoi discendenti verso San Pellegrino vuoi dirette agli alpeggi posti attorno al Monte Sornadello o al valico del Mercante del Ferro che riporta ai trasporti del minerale dalle miniere della Valtorta. Diversi interrogativi si conservano tuttora riguardo le origini, la datazione e le destinazioni di questa via di comunicazione avvalorati dall’indiscusso pregio delle sue opere strutturali, specie nel primo tratto del percorso, fino a Castignola. Il tracciato è segnalato come sentiero CAI 592.

Tracciato Storico

Itinerario escursionistico

Difficoltà:
Lunghezza percorso: 7180m
Dislivello: 860m
Tempo di percorrenza: 3 ore
Note: "Segnaletica: placche metalliche e in legno discontinue, tacche bianco rosse.
Connessioni con trasporto pubblico: S.Antonio Abbandonato, Ponti di Sedrina.
Ricettività: Sant’Antonio Abbandonato.
Altri percorsi escursionistici convergenti: CAI 592A per Magnavacche; 592b per Brembilla; 595 per Monte Foldone; connessione e tratto comune alla Via Priula escursionistica da Ponti di Sedrina a Meneghina."
ST5

Ponte Cappello

Storico ponte ad arco in pietra sul T. Brembilla in prossimità dell’inizio della Strada Taverna. Il nome del ponte Cappello probabilmente deriva, come ipotizza il professor Giuseppe Pesenti dalla famiglia Capelli, una delle ultime che abitò fino alla fine degli anni ’50 nella casa adiacente al ponte, detta casa “DEL NEGRO”. Perciò si tratta di un appellativo non antico, perché in una mappa napoleonica del 1812 il ponte viene riportato con il nome di “Ponte di Ubiale”. La datazione del ponte al periodo medievale non è documentata da fonti certe. Si ipotizza che il ponte fosse stato costruito attorno al 1235, contemporaneamente al ponte chiamato Attone a Clanezzo, e servisse alla Corte di Lemine per collegare il suo territorio di dominio passando per il paese di Ubiale, attraversando il torrente Brembilla per proseguire con una mulattiera detta Via Meneghina o Strada Taverna che si inerpicava sul versante orografico sinistro del fiume Brembo. Il manufatto fu ricostruito, non senza questioni procedurali, nel 1802 (https://it.wikipedia.org/wiki/Ponte_del_Cappello). Da segnalare, sul fianco orografico destro del ponte, la presenza della scultura su una pietra del volto del leone con criniera. La pietra con il volto del leone era incastonata al vertice del parapetto del ponte, a suggellare il marchio del dominio territoriale della Repubblica di Venezia, che ebbe inizio nel 1428 e terminò nel 1797. In seguito al crollo del ponte, per una violenta inondazione avvenuta poco dopo la fine del potere della Serenissima, furono avviate trattative per la sua ricostruzione

ST6

Maroncella.

Esempio di architettura rurale di epoca settecentesca: l’antica taverna, la fontana, la casera, l’arco d’entrata alla piazzetta, un tempo forse chiusa da un portone e l’essiccatoio delle castagne. L’origine del nome del luogo potrebbe risalire al cognome della possidente famiglia dei Moroni, ma sembra anche possa derivare dal nome di un tipo di castagno presente in quantità abbondante fino agli anni 1950 nei dintorni della contrada. Ipotesi suffragata anche dal fatto che tuttora esiste una antica struttura muraria adibita all’essiccatura delle castagne. I primi abitati di Maroncella potrebbero risalire alla seconda metà del Cinquecento, mentre nella prima metà del Settecento il borgo rurale raggiunge la massima espansione; ne portano testimonianza le numerose date incise nelle arcate delle abitazioni ‘1717, 1725, 1744, 1725, G. 1750 C., P. 1792 V.’. La contrada è circondata da prati con terrazzamenti che, fino agli anni 1950, venivano regolarmente vangati e coltivati a granoturco, segale, frumento, patate, fagioli e perfino a caffè, che all’epoca veniva miscelato con ghianda tostata. Inoltre, nel circondario prativo, meli, peri, castagni, fichi, cachi, noci, prugni erano presenti in buona quantità. https://www.pieroweb.com/borghibrembani/camorone/camorone4.htm

ST7

Paesaggio agrario di Castignola

Attorno ai due nuclei rurali di Castignola, a un’altitudine media di 900 metri, si avverte ancora in modo significativo la permanenza di alcuni elementi del paesaggio agrario tradizionale. Oltre ai prati e alle ortaglie, si nota la particolare sistemazione del percorso, contenuto fra bassi muretti a secco, che impedisce al bestiame di entrare impropriamente nelle altrui proprietà, e contornato da alberature. Localmente questi tracciati vengono detti “sapéi”. In uno degli edifici di Castignola di là vi sarebbe stata la ‘taverna’ che darebbe nome alla via: un grande vano lastricato, dotato di un camino centrale. Sull’architrave d’ingresso campeggia l’anno 1607, la più lontana datazione scoperta fra le contrade di Brembilla.

ST8

Sant’Antonio Abbandonato

Chiesa di Sant’Antonio. Documenti del 1440 citano di una cappella dedicata a S. Antonio a Castignola. Nel 1500 fu ospitato un eremita che svolgeva mansioni pastorali. All’inizio del 1800, sulla base di un fondo lasciato da alcuni fedeli di S. Antonio, fu costruita una chiesa nuova. La parrocchia fu costituita il 22 luglio 1887 comprendendo una decina di contrade: Prisa Alta, Prisa Bassa, Zernione e Colle appartenenti al comune di Zogno; Castignola di Qua e di Là, Tiglio, Moia, Caìs, Muraca e Stalla appartenenti al comune di Brembilla. Gli affreschi delle volte furono eseguiti da Umberto Marigliani, che ritrasse scene della vita di S. Antonio, gli evangelisti, S. Carlo e S. Gregorio Barbarigo e, nella tazza sopra l’altare, il banchetto eucaristico. Dalla vecchia chiesa furono portati la tela di Carlo Ceresa (1630) che raffigura: Cristo Crocifisso, San Sebastiano, San Rocco, San Francesco d’Assisi e San Nicola da Tolentino. Nei pressi della Chiesa e del campo sportivo è possibile godere di una delle viste panoramiche sulla pianura più belle di tutta la Val Brembilla. Nei giorni più limpidi è facilissimo scorgere gli appennini dell’Emilia Romagna e distintamente molte costruzioni della pianura lombarda (http://www.valbrembilla.it/page.php/it/chiesa-parrocchiale-di-sant-antonio-abbandonato/106).

ST9

Catremerio.

Dopo le iniziative di restauro dei primi anni novanta, promosse da gruppi di volontariato, Catremerio è diventato un simbolo e una destinazione privilegiata del turismo culturale. Vi si osservano alcune caratteristiche del borgo rustico montano, con elementi ancora ben conservati e con evidenti testimonianze delle antiche attività rurali, elementi architettonici tipici delle case contadine del ‘5 e del ‘700: interni a volta (“silter”), giochi di ballatoi in legno che collegano i caseggiati, comignoli e tetti in coppi, canali di scolo tracciati nel selciato, edicole votive e tanti altri particolari. Molte delle case sono ancora abitate ed è evidente la vocazione contadina del borgo, testimoniata anche dalle numerose piccole stalle. Catremerio è composto da due contrade distinte: “Catremerio di qua”, degli Sgarbui (avvocati) e “Catremerio di là”, dei Balos (furbi) “Baloss”, situata in prossimità della Chiesetta di San Gaetano. Nella prima, le abitazioni sono disposte in circolo e si affacciano su una piazzetta dove spiccano gli stupendi giochi architettonici fatti di scale esterne in legno, di ballatoi e di lobbie che collegano le case. Le case sono databili intorno al Settecento e a testimonianza sono visibili alcune date 1738, 1754 scolpite sulle volte d’entrata. Da osservare anche il caratteristico porticato di passaggio che attraversa una casa e permette l’accesso alla mulattiera che conduce all’altra contrada e alla chiesa. Al piano terra delle varie abitazioni le stanze sono a “silter”, adibite un tempo a stalle, con a fianco le cucine caratterizzate dal pavimento in pietra. Alcune al loro interno conservano l’antico camino, la pegna’ (stufa) e la credenza. Le finestre e le porte sono di diversa grandezza e forma, con prevalenza di stile ad arco. Al centro dello stretto viottolo che attraversa il borgo di Catremerio, scorre un piccolo canale scolatoio dei tetti, che raccoglie e convoglia l’acqua a valle, numerose le fontane e lavatoi nei pressi del borgo. La seconda contrada, nella quale spiccano le date 1546 e 1581 incise sulle arcate di alcune porte e un affresco del Cinquecento raffigurante la pietà e lo stemma della famiglia Carminati, si sviluppa lungo la mulattiera che dalla chiesa porta al cimitero con alcune abitazioni originali e altre ristrutturate. La piccola chiesa risale agli inizi dell‘ottocento e sorge su una settecentesca cappella dedicata a san Gaetano, santo patrono di Catremerio. La chiesetta è stata oggetto di diversi ampliamenti, sino ad assumere l’attuale dimensione agli inizi del Novecento, periodo in cui il borgo contava 310 abitanti e divenne parrocchia autonoma staccandosi da Brembilla. Dal 1986 la parrocchia di San Gaetano di Catremerio è aggregata a Sant’Antonio Abbandonato. http://www.valbrembilla.it/page.php/it/catremerio_anello/67?IdCategory=31

ST10

Crosnello

Sorge su un piccolo costone roccioso, circondato da prati immensi e da una secolare selva di faggi. Il borgo è costituito da un gruppo di case e stalle in pietra antica, che risalgono alla fine del Cinquecento. Dal secondo dopoguerra la contrada è disabitata e vi salgono solo contadini per portare le mandrie al pascolo. Da notare la singolarità dei muri di contenimento, lo “slaàcc” e i molti roccoli che delimitano la costiera, vero giardino di arte botanica.

ST11

Cappella e dolina del Crosnello

Al Passo del Crosnello, che si trova alcune centinaia di metri sopra la contrada, s’incontra la Santella del Viandante, che reca al suo interno un bel dipinto e un “comodo” rifugio per viaggiatori d’altri tempi. In prossimità si nota anche una particolare conformazione della montagna. Un grande prato del versante si sviluppa in una grande conca a forma di imbuto, nel quale le acque defluiscono verso il punto centrale e anche più basso. Le acque entrano nella montagna attraverso un buco e scompaiono senza più riapparire, collegandosi al sistema di grotte della Lacca del Roccolino.