Comune di Valtorta

La Via del Ferro si attesta nel comune di Valtorta, dove erano presenti diversi giacimenti minerari. Presso il capoluogo si ricongiungono la Variante Alta e la Variante Bassa per proseguire, con unico tracciato alla volta dell’ex-sito minerario di Falghera, termine della Via del Ferro. Con l’obiettivo di collegare la Via del Ferro con la Rete Escursionistica Regionale, si ritiene di prolungare il percorso dal capoluogo Valtorta in direzione Ceresola e Piani di Bobbio (antico tracciato minerario) fino alla congiunzione con il realizzato itinerario Dol (Dorsale Orobica Lariana).

Tracciato Storico

Itinerario escursionistico

Difficoltà:
Lunghezza percorso: 6100m
Dislivello: 200m
Tempo di percorrenza: 2:15
Note: "Segnaletica: placche ‘Via del Ferro’. Dal Colle Dudello a Valtorta l’itinerario non è segnalato.
Connessioni con trasporto pubblico: Valtorta.
Ricettività: Valtorta.
Altri percorsi escursionistici convergenti: Sentieri tematici AltoBrembo; sentiero CAI 104 per il Rifugio Grassi"
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Affreschi nelle baite lungo il sentiero da Colle Dudello a Cantello.

Al di fuori del borgo, sulle mulattiere e sulle baite che si affacciano sopra Cantello, percorrendo il sentiero che dalla frazione sale in direzione di Ornica o verso il pizzo dei Tre Signori, è facile imbattersi in dipinti murali realizzati dal sec. XVII al sec. XIX, a carattere prevalentemente devozionale, ma talvolta con scene di vita civile: è il caso della baita Agalì, dove un cavaliere che fuma la pipa riceve un omaggio di una caraffa di vino e di un ramoscello da parte di un uomo festante in abiti settecenteschi; nella splendida località Pigolotta due affreschi con Madonna e Santi; un piccolo dipinto del ’600, meglio leggibile, si trova sulla baita Madona; una bella edicola votiva dell’’800, che si trova sulla mulattiera per Costa, ci mostra tutte le pareti dipinte con una Pietà, San Giuseppe e San Rocco, l’Immacolata e una figura maschile che accompagna dei bambini, opera di un tal Antonio Pagnona (https://culturabrembana.com/la-valle-brembana-in-100-schede-valtorta/)

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Oratorio dei santi Rocco e Sebastiano a Cantello

In località Cantello di Valtorta, oltre agli affreschi esterni, è possibile ammirare, al termine del borgo, dopo la casa Annovazzi, l’oratorio di San Rocco e Sebastiano, edificato da Paolo e Bernardo Annovazzi, per ringraziamento dallo scampato pericolo della peste (1630); il piccolo edificio si presenta intonacato da un recente restauro, con una finestrella a lunetta, il portale e un’altra piccola finestra sulla destra. All’interno la pala d’altare rappresenta la Vergine col Bambino tra San Sebastiano e San Rocco che solleva la veste per mostrare la piaga del morbo: opera anonima di poco posteriore alla edificazione della cappella (1659). (https://culturabrembana.com/la-valle-brembana-in-100-schede-valtorta/).

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Nucleo storico di Cantello

Il borgo presenta una serie di edifici rustici in pietra con fronte rivolto a sud; al centro del nucleo di case più antico un tratto di via coperta e porticata. Quasi subito ci accoglie un bel dipinto devozionale con la Madonna e Gesù Bambino in trono tra Sant’Antonio abate e San Sebastiano: opera gustosa per la semplicità e il candore dei sentimenti espressi, purtroppo in cattivo stato di conservazione; sotto, quasi illeggibile, l’iscrizione: AVE REGINA CELORU XIX SETEMB…. MDLVIII. Proseguendo il sentiero, dopo il breve tratto di strada porticata, incontriamo la pittoresca casa Annovazzi, sulla cui facciata sono state dipinte rustiche decorazioni floreali, datate 1751, una Madonna con Bambino (ormai invisibile, forse residuo di uno strappo) e altre immagini di difficile identificazione (sulla sinistra un braccio e un capitello) (https://culturabrembana.com/la-valle-brembana-in-100-schede-valtorta/).

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Segheria idraulica, maglio e mulino.

L’oasi naturalistica del Bolgià, alla quale si giunge mediante un antico ponte a schiena d’asino, riceve l’acqua dalla Val Grobbia che opportunamente incanalata in una seriola aziona le ruote motrici del maglio e del mulino, ricostruiti secondo la fisionomia originaria. Il ponticello e i due edifici del mulino e del maglio, assieme alla vicina fucina da ferro, costituiscono un complesso di grande interesse storico e antropologico e sono ormai diventati parte integrante dell’itinerario museale di Valtorta. Attivi fino agli anni precedenti l’ultima guerra, il maglio e il mulino erano collocati in posizione strategica, nel punto di passaggio obbligato sulla strada verso le contrade e quindi meta costante di chiunque intendesse fruire dei servizi, allora indispensabili, della macinazione dei cereali e della produzione degli attrezzi da lavoro. L’edificio del maglio è dotato di tutte le attrezzature funzionanti: il martello, la forgia, le mole e tutti gli altri meccanismi (mazze battenti con stampi per bulloni e puntoni, incudini, pinze, martelli), che consentivano la lavorazione del metallo. Caratteristica dell’impianto è anche la tromba eolica il cui meccanismo, azionato dall’acqua, incanala un flusso d’aria all’interno della forgia per tenere viva la fiamma alimentata dal carbone di legna. Sul lato destro della seriola sorge l’edificio del mulino, la cui ruota aziona le macine e i pestoni per il granoturco, la segale e l’orzo (https://www.visitbrembo.it/it/dove-andare/poi/maglio-e-mulino).

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Torre dell’orologio di Valtorta.

L’ingresso del borgo di Valtorta è caratterizzato dalla torre dell’orologio, il cui funzionamento può essere seguito attraverso le pareti in vetro della struttura che contiene l’antico meccanismo con corredo di piccole campane.

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Parrocchiale di Santa Maria Assunta a Valtorta

Le forme attuali della parrocchiale, dedicata all’assunzione di Maria, risalgono all’inizio del XX secolo a seguito del rifacimento dell’edificio preesistente, eseguito dall’architetto Don Antonio Piccinelli, per volontà di Don Stefano Gervasoni, che fu parroco di Valtorta per più di cinquant’anni fino al 1949. La primitiva chiesa mantenne legami di dipendenza dalla plebania di San Pietro di Primaluna in Valsassina fin verso il XIII secolo, quando fu rifatta ed ampliata per rispondere ai bisogni delle popolazione che nel frattempo era cresciuta dopo che si era diffusa l’attività mineraria. Nella seconda metà del 400 l’edificio fu di nuovo rifatto e ampliato, come è descritto negli Atti delle due visite effettuate da S. Carlo nel 1566 e nel 1582. Della chiesa si disse che «era abbastanza bella e decorata». Oggi vi rimane solo il vano dell’abside, adibito a sagrestia. Tra le opere d’arte, due pregevoli politici di epoca rinascimentale, uno dei quali era nella chiesa della Torre, e il magnifico ritratto della Vergine del fiammingo Pietro Mera, donato verso il 1615 da un mercante, appartenente alla famiglia dei Busi. Sulla parete esterna della chiesa si trovano due affreschi del ‘500: nel registro superiore è dipinto il Leone di San Marco, in quello inferiore appare un Sant’Antonio abate benedicente entro una cornice architettonica. Separano i due registri gli stemmi dei committenti, i Ragazzoni e gli Annovazzi (scheda Le Terre dei Baschenis).

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Casa della Pretura. Museo Etnografico

Questo palazzo quattrocentesco era la sede del Vicario veneto e dopo l’avvento di Napoleone assunse la denominazione di Casa della Pretura per la presenza del pretore. Il palazzo è disposto su tre piani: l’ampio portico del pianterreno, illuminato da due possenti arcate in pietra viva, era adibito ad alloggiamento delle guardie e dei soldati; il piano nobile che si apre su un ampio corridoio dalla pianta corrispondente a quella sottostante, con il pavimento in cotto e il soffitto foderato d’assi e sorretto da travi squadrate in legno; il secondo piano che ha le stesse dimensioni di quello sottostante, ma è assai meno elegante. Uno dei luoghi più caratteristici è la “stüa”, la cucina tradizionale di Valtorta, un locale dal soffitto a volta annerito dal fumo, col pavimento acciottolato al cui centro si trova il focolare, formato da quattro pietre disposte quadrato attorno a un treppiede sopra il quale pende una catena infissa nella volta. Il palazzo è sede del Museo etnografico Alta Valle Brembana e vi sono esposti centinaia di oggetti che riproducono alcuni ambienti tipici, luoghi di lavoro, di svago e gli interni delle abitazioni. Tra gli ambienti: le antiche cucine, la camera da letto, l’officina del fabbro, il desco del ciabattino, il banco del falegname, la casera con i grandi caldari e le ramine, il filatoio della lana, il telaio, il tornio per il legno, il carretto dell’arrotino, e una miriade di altri arnesi propri di attività un tempo importanti e di cui oggi resta solo il ricordo (scheda Le Terre dei Baschenis).

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Oratorio di S. Antonio Abate, loc. Torre.

Questo antico oratorio fu fondato nel 1367 da Alberto detto Beta dell’importante famiglia dei Ragazzoni della Torre che si tenne per anni lo juspatronato sulla chiesa e il diritto di nomina del curato. La chiesa è detta alla torre perché sorge nei pressi di una torre medievale di avvistamento e difesa, i cui resti sono ancora visibili in un edificio poco distante. Nel 1582, a seguito della visita apostolica di San Carlo, fu prescritto di aprire in facciata una porta maggiore e di chiudere quelle laterali. La facciata fu poi abbattuta da due valanghe, una prima volta nel 1598 e una seconda nel 1702, data che si trova incisa sulla porta d’accesso in pietra calcarea. La chiesa fu restaurata nel 1683 a cura degli eredi del fondatore e nel 1780 furono eseguiti altri restauri ad opera del capomastro Giovanni Bianchi, forse con l’innalzamento della costruzione a livello attuale. La chiesa è degna di nota per la sua torre campanaria a bifore, iniziata nel 1566 e terminata nel 1588, e per gli affreschi che decorano le pareti interne. Fra questi spiccano i soggetti datati 1529, posti sulla parete della seconda campata, rivolti verso il presbiterio, che raffigurano alcune scene della vita di Cristo. Interessanti anche i riquadri che decorano il presbiterio, dedicati alla vita di Sant’Antonio abate. Altri dipinti più antichi si trovano sulla parete di destra e raffigurano un Sant’Antonio abate, due santi, una Madonna col Bambino, una Trinità, collocata dietro il pilastro della prima arcata (scheda Le Terre dei Baschenis).

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Santella della Madonna della Cintura

Santella della Madonna della Cintura con due croci incise su pietra. Modesta cappelletta lungo il sentiero per Lengua Buna ma che presenta, appoggiate alla base, sue pietre con due croci in altorilievo e alcune scritte incise, di antica data.

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Accesso di miniera lungo la Strada Malgatoria.

Uno dei tanti accessi, a quota 1080 metri, ai siti minerari del bacino estrattivo di Valtorta, posto lungo il sentiero per Falghera.

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Località Falghera

Questo sito è costituito da diverse baite a pari quota, ormai utilizzate oggi solo da pastori, unite tra loro da un tratto pianeggiante di stradina lastricata. Sono situate ai piedi del pendio che scende dal Pizzo di Giovanni costituito da vasti depositi di sfasciume e scarti derivanti dalla fervida attività mineraria di superficie tipica dell’area di Valtorta e risalente addirittura al XII secolo (Trekking sulle Vie Storiche Bergamasche, Lucio Benedetti e Chiara Carissoni).

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Santella sulla Variante Bassa.

Intonacata di colore rosa con tettuccio a due falde fu realizzata per devozione nel 1865. Nella nicchia figura la Madonna del Carmine fra due santi; ai lati della nicchia, S. Gerolamo Miani e S. Rocco. Sulla facciata esterna, a sinistra, riquadro con S.Pietro Apostolo.