Comune di Algua

Il territorio comunale di Algua con il nucleo capoluogo si estende sul versante idrografico destro del Torrente Serina. Il percorso della Mercatorum, proveniente dalla Valle Ambriola si sposta dunque su questo versante, unendo, a mezza costa, alcune frazioni, in particolare, Pagliaro e Frerola per poi scendere di nuovo in fondovalle e entrare nel comune di Serina all’altezza del ponte sulla Valle Scura. Il percorso si sviluppa su un’alternanza di tratti stradali asfaltati, ma a bassa percorrenza di traffico (salvo il tratto terminale sulla SP 27), e tratti di viabilità pedonale antica.

Tracciato Storico

 

Itinerario escursionistico

Difficoltà:
Lunghezza percorso: 1180m
Dislivello: 10m
Tempo di percorrenza: 25 minuti
Note: "Segnaletica: cartelli norme CAI della Via Mercatorum.
Connessioni con trasporto pubblico: Rigosa.
Ricettività: nessuna.
Altri percorsi escursionistici convergenti: sentieri locali per Trafficanti"
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Chiesa di S. Antonio e Pietro apostolo a Rigosa

La località è un piccolo villaggio agricolo di antica origine, da sempre costituito in comune e parrocchia. Il paese divenne frazione di Costa Serina su ordine di Napoleone, ma gli austriaci annullarono la decisione al loro arrivo nel 1815. Dopo l’Unità d’Italia il paese crebbe da meno di quattrocento a più di cinquecento abitanti. In periodo di regime si decise la soppressione del comune unendolo ad Algua di Costa Serina. La Parrocchiale, risalente al 1761, fu centro della comunità già nel 1456. Una lapide, immorsata nella porta laterale, reca il monogramma di Cristo e la scritta Ave Maria con la data 1510 e testimonia del precedente edificio intitolato a Santa Maria della Lanchetta. All’interno opere lignee con un polittico cinquecentesco e varie statue di santi, affreschi e tele di artisti locali rimasti anonimi.

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Acquedotto di Algua.

L’adduttrice dell’acquedotto di Algua nasce alle sorgenti di Algua in val Serina, caratterizzate da una portata media di 600 l/s, e giunge fino al serbatoio di S. Agostino posto nella parte alta della città di Bergamo. L’edificio di presa è in esemplare stile liberty, datato 1912, a margine della strada per Serina. Per anni e ancora oggi provvede al fabbisogno idrico della città di Bergamo.

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Pagliaro

Il borgo sorge su radure, pianori, strappati un tempo alla montagna con muretti a secco, nel bel mezzo di costoni scoscesi (‘costa dè spigol’, ovvero spigolo roccioso e difficile, ‘costa del rat’, liscia e ripida come il dorso di un topo), con ripidi e folti boschi ai lati che scendono in impervie vallette, (‘la macla’ o macchia di bosco) ed una grande pineta che scende fino al laghetto di Algua, creata per la protezione delle sorgenti dagli Acquedotti Civici di Bergamo, proprietari dagli anni ’20 di tutta la zona delle sorgenti.
Il nome Pagliaro significherebbe, secondo una prima più rigorosa interpretazione etimologica, antico borgo, castello, fortificazione, tempio; secondo un’altra interpretazione, invece, che si fonda su testi più recenti di Curia, deriverebbe dal latino Palearum o Palearium, in dialetto ‘Paer’, significando pagliaio o meglio luogo di foraggiamento degli animali da trasporto. Entrambi i significati comunque sono legati alle caratteristiche del borgo, costruito in pietra sugli speroni rocciosi della montagna e borgo contadino, luogo di raccolta della paglia o del foraggio per cavalli o muli da trasporto sulle mulattiere che a Pagliaro si incrociavano. (https://www.pieroweb.com/borghibrembani/pagliaro/pagliaro.htm)

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Pagliaro. Chiesa del Corpus Domini

Consacrata nel 1465 in vece di un antico oratorio con abside, che solo nel 1948 fu restaurata e oggi funge da Fonte Battesimale con le pareti e la volta affrescate da Maffiolo da Cazzano, nella seconda metà nel 1400. Sul lato est è visibile a fianco della torre campanaria una porta cinquecentesca e, in alto, una monofora in pietra come le due ben visibili sulla facciata. Sui pilastri interni sono visibili gli affreschi di San Liberale e di San Bartolomeo a sinistra e di San Pietro da Verona a destra, mentre le due lesene accanto al presbiterio recano tracce di affreschi rovinati da stucchi e gessi dei secoli XVI e XVII. Il coro ligneo intagliato è un’ opera del 1700, firmato un quondam Giov. Lazzaro. A lato del presbiterio, a sinistra, l’altare della Madonna del Rosario di cui fa menzione una pergamena datata Roma 1615. Sul lato destro, l’altare di San Francesco, dato che l’intero edificio di stile francescano, è a capanna: se ne fa menzione in una lettera del pittore Lorenzo Lotto da Venezia indirizzata a Pre’ Ieronimo parroco del Pagliaro, ma che però il grande artista non avrebbe eseguito. Al piano terreno dell’attuale canonica di epoca settecentesca si conserva un portichetto quattrocentesco e due celle conventuali che fanno pensare all’esistenza di un antico romito o convento. Il sagrato conserva cinque arche tombali con resti di ossa (https://www.visitbrembo.it/it/dove-andare/poi/chiesa-del-corpus-domini).

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Chiesa di San Carlo.

Posta ad una quota più bassa rispetto alla strada, la chiesa con l’abside orientata a nord ovest è circondata da un piccolo sagrato pavimentato in parte con lastre di pietra e in parte in erba. La facciata è intonacata e ospita al centro l’ingresso rialzato di un gradino, con contorno in pietra e affiancato da finestre ad arco con contorno in pietra. L’interno presenta navata unica, divisa in due campate da un arco a tutto sesto e coperta da soffitto piano. Le pareti sono intonacate e decorate. Il presbiterio è rialzato di un gradino ed è coperto da volta a botte. Sulla parete di fondo è presente un quadro raffigurante il Santo protettore della chiesa. Sulla parete di destra della seconda campata è presente un ingresso che conduce alla sagrestia (http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/AccessoEsterno.do?mode=guest&type=auto&code=30790&Chiesa_di_San_Carlo__Pagliaro,_Algua).

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Trebulina di Frerola

La “Trebulina” è una cappelletta, che risale al cinquecento. È situata fuori paese, sul bordo dell’antica strada “Via Mercatorum”. È dello stesso periodo della chiesa del “Corpus Domini” di Pagliaro e della “Chiesa dell’Ascensione” di Ascensione. Porta bellissimi affreschi raffiguranti la Madonna col Bambino e Santi, tra i quali: S. Rocco e S. Giovanni Battista. Nella volta un Cristo “Pantocrator” e sui lati gli Evangelisti. Nell’arco d’ingresso sono raffigurati i profeti. La “Trebulina” è la storia e la fede della gente di Frerola. Qui, nei momenti difficili, le mamme (con i mariti o i figli lontani per lavoro o per la guerra) hanno pregato e confidato nella tenerezza della Madre di Dio. Qui fuori gli emigranti usavano scrivere in matita il proprio nome prima di partire per l’estero (https://www.comune.algua.bg.it/citta/turismo-e-cultura/frerola/).

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Frerola

Frerola, una delle quattro frazioni di Algua, posta a 700 metri sul versante destro del fiume Serina è formata da tre nuclei di case: Frerola Alta (l’antica Frerola), Frerola Bassa (l’antico borgo “Caravizio”) e Rosolo. Già nel cinquecento si parla di Frerola come di un “paese sterile” di grano e di castagne. Da qui l’emigrazione soprattutto verso Venezia. Ma l’emigrazione ha da sempre segnato la vita delle famiglie di Frerola. Nell’ottocento l’emigrazione era soprattutto verso le Americhe, nel novecento verso Francia e Svizzera. Ancora oggi il gioco di carte più diffuso è il gioco del “truco” importato dagli emigranti di ritorno dall’Argentina. Un personaggio storico di Frerola è Giovanni Cavagna (1840 – 1918), esperto e stimatissimo organista e compositore di musica sacra. Frerola Bassa (Caravizio) mantiene i resti di strutture fortificate e di un monastero. Da vedere l’affresco della Madonna con Bambino dai particolari colori sul muro di un edificio. Frerola è stato Comune (con Pagliaro) fino al 1927. C’è chi fa risalire l’etimologia del nome a “piccola ferriera” (fréra) con l’aggiunta del diminutivo dialettale “öla”. Il nome in bergamasco è: “Fredöla” e il soprannome dei frerolesi è: “Braghì”. Nel 1500 gli abitanti erano 155, nel 1816 90, nel 1859 197, attualmente ci vivono 122 persone in 52 nuclei familiari. In chiesa possiamo ammirare una pala raffigurante S. Giovanni Battista che battezza Gesù nel Giordano e un “Sacro Cuore”, ante litteram, dell’Orelli. Il “Cancello della memoria”, opera d’arte di E. Sartori, sulla porta della sala parrocchiale. (https://www.comune.algua.bg.it/citta/turismo-e-cultura/frerola/)