Comune di San Pellegrino Terme

Da Pregalleno i due itinerari turistico ed escursionistico procedono in comune attraversando l’abitato in sponda idrografica sinistra Brembo lungo la passeggiata comunale, con alcuni tratti sulla pista ciclopedonale di valle e su un sentiero che comunica con Ambria in sponda sinistra Brembo. Il percorso storico della Strada Priula rimane, come è noto, in sponda destra ma è sostituito dalla viabilità moderna. Il ponte Umberto I consente di collegare il percorso ai POI di San Pellegrino Terme e agli esercizi ricettivi.

Tracciato Storico

«La località Ruspino veniva superata in quota fino ad arrivare a Rigosa. Da qui il tracciato iniziava la discesa che si esauriva dinnanzi alla chiesa della Madonna di Caravaggio.
In San Pellegrino Terme si attraversava un lungo porticato (ancora presente) dove in breve tempo sorse anche una caneva, spaccio dove i beni di prima necessità si vendevano a prezzi decisi dal comune. Oggi tale punto di San Pellegrino conserva lo stesso toponimo, Caneva. Dopo San Pellegrino si transitava in territorio di Fuipiano al Brembo (oggi frazione di San Giovanni Bianco), passando innanzi alla chiesetta di San Rocco; la sua posizione parecchio pi. ribassata rispetto alla sede della carrabile attuale lascia intendere l’altezza della Priula che vi scorreva davanti. Si proseguiva poi superando le tre scalugge, saliscendi dati dalla presenza di due costoni di roccia presenti prima di immettersi nel territorio di San Giovanni Bianco».

Itinerario escursionistico

Difficoltà: Turistico
Lunghezza percorso: 5100m
Dislivello: 80m
Tempo di percorrenza: 1:30
Note: Connessioni con trasporto pubblico: Ruspino, San Pellegrino Terme (p.za Granelli).
Ricettività: alimentari, bar e ristoranti, alberghi, farmacia, ufficio turismo a San Pellegrino Terme.
Altri percorsi escursionistici convergenti: Sentiero CAI 594 per Pizzo di Spino; Sentiero ‘delle 4 cime’ a Pregalleno; Sentiero ‘della Big Bench’ a Belvedere: Sentiero per Monte Gioco a Antea
SP1

Il Pià

Vasta radura prativa (alt 473) situata sul versante destro della Val Morasca, lambita dal sentiero CAI 594. Tradizionale luogo di ritrovo con un baitello, un’area attrezzata di sosta e una santella della famiglia Giupponi.

SP2

Chiesa parrocchiale di San Pellegrino

Costruita a partire dal 1715 su disegni di Francesco Luchini. Facciata in stile neoclassico. Sulla sommità del timpano statua in pietra di San Pellegrino. Interno barocco con volta a botte. Altare maggiore in maiolica bianca. Altare del Rosario con marmi policromi e lapislazzuli. Organo del Serassi. Fra i dipinti: Martirio di San Pellegrino di Pietro Longhi (sec. XVIII); Beata Vergine del Carmine fra santi di Carlo Ceresa (sec. XVII); Deposizione di Francesco di Simone (sec. XVI). In sagrestia Crocifisso in avorio dei bottega dei Fantoni.

SP3

Ponte Vecchio o di San Nicola

È il più antico dei cinque ponti sul Brembo esistenti a San Pellegrino Terme. Risale al XVII secolo e si compone di due ampi archi in pietra.

SP4

Grand Hotel

Nel 1903, tre anni prima dell’arrivo della ferrovia a S. Pellegrino Terme, la Società Grandi Alberghi decide di acquistare un terreno lungo il Brembo, a due passi dalla stazione. Pochi mesi dopo si innalzano le murature di quello che sarà il Grand Hôtel, un edificio di spropositate dimensioni per il clima ancora dimesso della cittadina termale: sette piani fuori terra, 200 camere, una enorme copertura centrale a cupola, ridondanza di decori in stile floreale, disinvolta applicazione dei più svariati materiali da costruzione (pietra, ferro, mattone, vetro), moderna e razionale disposizione dei locali e dei servizi. Progetto di Romolo Squadrelli e Luigi Mazzocchi. Paragonato vuoi a un dirigibile, vuoi a un castello della campagna francese, l’albergo decreta il lancio di San Pellegrino fra le più rinomate mete termali italiane. In seguito lo Squadrelli si dedicherà alla progettazione delle stazioni della ferrovia, dando loro un particolare rilievo decorativo.

SP5

Ex-stazione FVB e Ferrovia della Val Brembana

Può essere presa a campione delle diverse stazioni ubicati lungo l’ex-ferrovia elettrica della Val Brembana entrata in esercizio nel 1906. Dopo l’apertura della ferrovia Milano-Venezia, passante nel 1857 per Bergamo, molte furono le iniziative per allacciare a questa fondamentale direttrice altre linee che dal capoluogo orobico si sarebbero rivolte verso Lecco, la Brianza o il Lago d’Iseo. Ma di particolare interesse per le Prealpi Bergamasche furono le due linee che risalivano le principali vallate: la Val Brembana e la Val Seriana. Il primo tratto di ferrovia in Val Brembana, da Bergamo a S. Pellegrino Terme, di 26 chilometri, entrò in esercizio nel luglio 1906 mentre altri 4 chilometri furono aperti dopo qualche mese fino a S. Giovanni Bianco. Il tratto finale, di poco meno di 11 chilometri, da S. Giovanni Bianco a S. Martino de’ Calvi Nord (poi divenuta Piazza Brembana) fu inaugurato nel 1926. La linea fu fra le prime in Italia ad applicare la trazione elettrica con il rivoluzionario, per l’epoca, sistema a corrente alternata 6000 v / 25 Hz. Inoltre, lo scartamento ordinario garantiva una buona connessione a Bergamo con la rete dello Stato. La scelta della trazione elettrica fu consigliata del fatto che la ferrovia intendeva intercettare un sostenuto traffico merci prodotto dalle industrie sorte nella valle: erano 54 i raccordi previsti con gli opifici della zona. Il percorso di 40.8 km era coperto in un’ora e 30 minuti da convogli elettrici. Le stazioni erano edifici di buon pregio estetico, progettate da Romolo Squadrelli, l’architetto che a S. Pellegrino disegnò il Casinò e il Grand Hotel secondo il gusto floreale del periodo. Nel secondo dopoguerra il mancato rinnovamento della linea (l’armamento era lo stesso dalle origini) e del materiale rotabile portò a ipotesi di chiusura e alla diminuzione del redditizio traffico merci con il dirottamento di una parte del servizio viaggiatori verso le autolinee. Nel 1966 la fusione delle Società Ferrovia Valle Brembana e Ferrovia Valle Seriana, con la costituzione della Società Autoferrovie Bergamo, fu anticipata in marzo dalla chiusura della linea, a causa di un impedimento strutturale in una galleria. L’anno successivo la stessa sorte toccò alla “consorella” ferrovia della Valle Seriana. Pochi anni dopo furono invano presentati diversi progetti per il ripristino del servizio ferroviario che però non videro mai la luce. Al momento attuale, dopo l’apertura nel 2009 del Tram delle Valli da Bergamo ad Albino che evoca in forma moderna parte della vecchia ferrovia della Val Seriana, si è a conoscenza di un consimile progetto da Bergamo a Villa d’Almé in direzione della Val Brembana, in attesa di finanziamento. Nell’alta valle, da Zogno a Piazza Brembana la gettonatissima pista ciclabile ha preso il posto della ex-ferrovia.

SP6

Ponte Umberto I

Costruito su progetto dell’ingegner Michele Astori e inaugurato nel 1924, sostituì il precedente ponte in legno. Nel 1923 fu intitolato al principe Umberto. All’imbocco del ponte si notano i piloni decorativi in cemento progettati da Antonio Cavallazzi e localizzati anche in altri luoghi del territorio comunale, come all’ingresso del Parco della fonte.

SP7

Portici Colleoni

Elegante passeggiata coperta cittadina, realizzata nel 1930, con uno stile che per alcuni accenni modernisti conclude la stagione liberty della località termale.

SP8

Municipio

Realizzato nel 1890, fu ampliato in stile neorinascimentale prima, nel 1906, da Romolo Squadrelli, con bifore e trifore e varie decorazioni nelle sale interne, e poi, nel 1930, da Luigi Angelini.

SP9

Casinò

Sontuoso edificio in stile liberty risalente al 1907, frutto della collaborazione del progettista Romolo Squadrelli con i più provetti decoratori e artigiani bergamaschi del ferro, del vetro e del gesso. La fantastica facciata, decorata con altorilievi in pietra artificiale, gruppi allegorici, mascheroni, elementi antropomorfi, busti umani, putti, motivi floreali in abbondanza e artistiche lanterne in ferro, si eleva con il grande pennone in ferro battuto del Mazzucotelli, sorretto da telamoni, simboli della fatica umana; alla base vi sono affrescati i cervi volanti che, come le farfalle, simboleggiano l’art-nouveau. Il lavoro d’équipe, che vede lo Squadrelli collaborare con importanti artisti dell’epoca dà esiti felici anche all’interno dove, in un gioco allegorico di rimandi al luogo e alle proprietà delle sue acque, è sviluppato il tema della ‘joie de vivre’, negli affreschi del Malerba come nei rilievi del Bernasconi, nelle sculture del Vedani o nelle bellissime vetrate di Beltrami e Buffa o, infine, nell’arredo, interamente progettato da Eugenio Quarti. Di particolare interesse è la facciata con le due alte torri che richiama il precedente Casinò di Montecarlo di Charles Garnier; la ricca componente decorativa con la sua forte carica simbolica comprende, fra l’altro, i portalampade e il pennone in ferro battuto di Alessandro Mazzucotelli, gli altorilievi ai lati della porta centrale in cemento trattato “a cotto” con scene bacchiche di Giulio Croce e il fregio dipinto con il motivo dei cervi volanti generalmente attribuito a Francesco Malerba.

SP10

Funicolare

Impianto di risalita inaugurato nel 1909 fra Piazzo Basso e Vetta (alt. 909) allo scopo di estendere anche alle frazioni di San Pellegrino l’attrattività turistica. Nel 1907, la società Fonte Bracca chiese la costruzione della funicolare, che venne realizzata dall’impresa dell’ingegnere Giuseppe Villoresi, il quale si occupò del tracciato, dell’albergo e della sua villa privata, futura dimora dell’automobilista Gigi Villoresi. Chiusa nel marzo 1989, è stata di recente riattivata. La funicolare, che da viale della Vittoria porta in località Vetta, ha unico binario, raddoppiando a metà della salita. Il percorso si articola su poco più di 700 metri, con un dislivello di quasi 300 metri e un tempo di salita stimato a 210 secondi – poco più di tre minuti e mezzo – mentre la portata massima oraria è di 315 persone a carrozza.

SP11

Stabilimento dei Bagni

Opera del 1901 e simbolo della vocazione termale della cittadina Brembana. Nello stile liberty delle sue forme riflette la fortunata stagione d’inizio Novecento quando San Pellegrino era reputatissimo centro di cure per via delle sue acque salutari. Già note fin dall’Alto Medioevo, menzionate anche da Leonardo da Vinci nella mappa tracciata tra il 1482 e il 1512 durante il suo viaggio in Valle Brembana, le Fonti sono oggetto di ponderate indicazioni terapeutiche già nel 1799, ma, ancora agli inizi dell’800 risultano sconosciute, mentre il borgo brembano viene considerato un villaggio di scarso rilievo. Solo nel 1848 i Palazzolo, allora proprietari della sorgente più importante, edificano il primo stabilimento termale, seguiti dai Salaroli che ne aprono un secondo praticamente contiguo al precedente. Nel 1901 si assiste all’inaugurazione dello Stabilimento dei Bagni e della Sala Bibite. Il vasto ed accogliente ambiente, dotato di numerosi punti per il prelievo dell’acqua, viene decorato sul soffitto e sulle ampie pareti con affreschi in stile pompeiano, riproducenti figure mitologiche, motivi allegorici ed elementi floreali vari. Accanto alla Sala Bibite sorge l’elegante porticato, impostato su venti ampie arcate, rette da massicce colonne in granito, che mette in comunicazione la stazione termale con il Casinò. L’acqua minerale naturale di San Pellegrino Terme sgorga da tre sorgenti di identica composizione, situate l’una in prossimità dell’altra, alla base della falda meridionale di una rupe di natura dolomitica, costituita essenzialmente da carbonato di calcio e di magnesio, che s’innalza per circa 600 metri sino al poggio Belvedere. La sorgente più elevata e più abbondante è la “Palazzolo”; le altre due sono denominate “Salaroli” e “Fonte Vecchia”. (https://www.comune.sanpellegrinoterme.bg.it/turismo/terme/)

SP12

Museo brembano

(Villa Speranza, Via San Carlo, 32). La sua collocazione definitiva nei locali appositamente allestiti nella Villa Speranza, è del 1996, ma la nascita del Museo Brembano di Scienze Naturali risale al 1978 quando in seguito ad una precedente scoperta a Endenna di Zogno e al successivo recupero di un notevole numero di reperti paleontologici, fu costituito il primo nucleo museale a cui si aggiunse più tardi la sezione entomologica. In questi anni la dotazione di reperti fossili ha raggiunto un livello di competenza e di specializzazione tale da rappresentare un punto di riferimento fondamentale nel complesso degli interessi del settore, non solo nei confronti dell’ambiente brembano, ma anche nel contesto più generale, tanto che nel 2007 il Museo Brembano di Scienze Naturali è entrato a far parte del Sistema Museale “TRIASSICO.IT” che comprende altre realtà museali della nostra provincia come: Museo Civico di Scienze Naturali “E.Caffi”, Parco Paleontologico di Cene e il Monumento Naturale Val Brunone (https://www.comune.sanpellegrinoterme.bg.it/turismo/museo-brembano/).

SP13

Palestra di roccia

Frequentata parete calcarea a ridosso della pista ciclo-pedonale e del fiume Brembo.

SP14

Cappella della Madonna

Piccola e semplice cappella a capanna posta lungo il sentiero in fregio al Brembo all’imbocco del sentiero per il Monte Gioco.

SP15

Chiesa di Caderizzi

Piccola chiesa, eretta nel 1840, con copertura a capanna e con pronao neoclassico presso la rotatoria di Antea. Due lacerti di figure affrescate in facciata. All’interno: Madonna del rosario tra San Rocco, San Sebastiano e Sant’Antonio da Padova

SP16

Area di sosta attrezzata di Antea

Area posta lungo la pista ciclopedonale della Val Brembana e alla corrispondenza con il tracciato della Via Mercatorum. Tavoli, posteggio bici, distributore bibite, parcheggio camper, palina ricarica elettrica.

SP17

Ponte sulla Valle Asnera

Ponticello di incerta datazione (probabile sec. XIX ) lungo la mulattiera in sponda sinistra Brembo a scavalco della Valle Asnera, confine fra i comuni di San Pellegrino Terme e San Giovanni Bianco. Si compone di un solo arco a tutto sesto e di due basse spallette laterali atte a non ostacolare il transito di animali someggiati.

SP18

Centrale elettrica Orobia

Tra il 1907 e il 1908 fu impiantata la centrale Orobia per alimentare alcune aziende brembane e lecchesi con una potenza di 3.000 cavalli, generati da un salto d’acqua di 16 metri proveniente dal canale di San Giovanni Bianco. Servirono per l’appunto un canale di 4 km, di cui 2,5 in galleria, con la portata idrica di 10 mc al secondo. Un’altra importante opera di edilizia, non connessa al turismo o al termalismo eppure elegante nelle forme in perfetta sintonia con lo stile Liberty, era la fabbrica per l’imbottigliamento dell’acqua, voluta nel 1905 e dotata di macchinari semi automatici, in sostituzione del precedente lavoro manuale, dando comunque impiego a circa sessanta dipendenti. Dagli anni ’60 l’acqua della fonte è stata fatta confluire all’inizio del paese, dove sorge l’attuale stabilimento; all’inizio degli anni Duemila il vecchio complesso produttivo è stato smantellato definitivamente per lasciare spazio al nuovo progetto di rilancio turistico/termale (https://www.visitbrembo.it/it/dove-andare/poi/centrale-idroelettrica).