Comune di San Giovanni Bianco

Nel territorio comunale di San Giovanni Bianco i due percorsi (turistico ed escursionistico) collimano e, ad essi, si giustappone anche il tracciato della Via Mercatorum nel segmento da Antea a Cornello. Si attraversa in fondovalle l’intero abitato dapprima in sponda sinistra Brembo, poi, dal Ponte Vecchio di San Giovanni Bianco, in sponda destra per poter, all’uscita dall’abitato, approcciare la mulattiera che sale a Oneta e quindi Cornello. L’accesso a San Giovanni Bianco avviene lungo la diramazione in sponda sinistra della ciclo-pedonale di valle. Il centro storico, di contenute dimensioni, poggia sullo sprone alla confluenza fra il Brembo e il T. Enna

Tracciato Storico

«Superata la Val Grande ed entrata nel comune di San Giovanni Bianco, la strada proseguiva poi in fregio al Brembo, oltrepassando un portico ancora oggi presente in via Gratarolo e la valle del fiume Enna su un ponte, tuttora percorribile, a fianco del quale nel 1882 si costruì quello dell’attuale sede stradale. La vecchia strada che il Priuli abbandonò per costruirne una più comoda, dopo avere lasciato San Giovanni, si arrampicava in quota fino a raggiungere il borgo medievale di Cornello. La Priula invece correva in basso, in fregio al fiume, lungo il tracciato dell’attuale rotabile»

Itinerario escursionistico

Difficoltà: Turistico
Lunghezza percorso: 5100m
Dislivello: 90m
Tempo di percorrenza: 1:25
Note: Connessioni con trasporto pubblico: San Giovanni Bianco.
Ricettività: alimentari, bar e ristoranti, alberghi, farmacia, ufficio turismo a San Giovanni Bianco.
Altri percorsi escursionistici convergenti: a San Giovanni Bianco: per Costa San Gallo; per Monte Molinasco e Pizzo Grande. A Oneta per Sentino, Pianca.
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Sponda del Brembo fra Valle Asnera e Tre Croci

Il sentiero, con alcuni elementi di sostanza storica, si dipana accanto al greto del fiume che, in questo tratto, presenta un piacevole aspetto torrentizio con un letto profondo e ricco di pozze d’acqua fra grossi macigni. La vegetazione boschiva copre le sponde.

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Ponte sul Brembo della ex-ferrovia

Uno dei manufatti più rilevanti della ex-ferrovia di valle, ora utilizzato dalla pista ciclo-pedonale, progettato dall’ing. Ferdinando Leopardi. Scavalca il fiume e la strada di valle in località Tre Croci (progressiva 28+588), con due luci rispettivamente di 28 e 30 metri.

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Ponte dei Frati

Il Ponte dei Frati deve il suo nome ai frati Cappuccini che lo fecero costruire tra il 1690-1699, dopo la costruzione del convento dei Cappuccini, fabbricato nel 1640, sulla sponda sinistra del fiume Brembo, nella località di San Gallo, per favorire il passaggio tra San Gallo e San Giovanni Bianco. I frati svolsero la loro opera benefica per oltre 150 anni, fino al 1798 quando il monastero fu soppresso dalla Repubblica Cisalpina. Con il nuovo governo il Convento fu messo in vendita e acquistato dal conte Pietro Giupponi nel 1799 che ottenne anche la proprietà del Ponte dei Frati, seguito dalla signora Mary Guerinoni Piccinelli e dal comune di San Giovanni Bianco nel 1891. Il ponte sopravvisse alle rovinose piene del Brembo, in particolare a quelle dell’agosto del 1842 e del luglio del 1873. http://mercatorumpriula.eu/patrimonio/ponte-dei-frati/).

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Ponte Vecchio o di San Nicola

Il Ponte Vecchio è il ponte più antico di San Giovanni Bianco. Si tratta di un ponte quattrocentesco su cui passava la Via Mercatorum, che collegava Bergamo alla Valtellina salendo dalla bassa Val Seriana e che univa alcuni dei centri più importanti della valle come Serina, Dossena e Cornello. La via Mercatorum fu sostituita, alla fine del Cinquecento, da una nuova strada: la Strada Priula. Questa strada collegava Bergamo e la Valtellina percorrendo il fondovalle Brembano fino a Passo San Marco. A San Giovanni Bianco la Strada Priula passava sul ponte ad un’arcata che, ancora oggi, unisce le sponde del torrente Enna all’altezza di Palazzo Boselli, punto di incrocio tra le vie (http://mercatorumpriula.eu/patrimonio/ponte-vecchio-e-ponte-priula/).

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Parrocchiale di S.Giovanni Apostolo

Edificio di culto in stile neoclassico, risultato di una trasformazione operata a metà ottocento, su una preesistente chiesa gotica, consacrata nel 1447. L’impianto, a croce latina, è a tre navate, separate da colonne circolari posate su basi marmoree. Uno degli altari laterali conserva il prezioso reliquario della Sacra Spina oggetto della venerazione dei fedeli. Tra i dipinti spiccano tre tele di Carlo Ceresa e altre opere del XVII secolo.

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Palazzo Boselli

È un possente edificio residenziale del XV secolo che rivela un originario assetto fortificato, oggi Casa parrocchiale, vista anche la posizione all’incontro della strada di valle con la laterale Val Taleggio. Interessante la garitta di guardia che sporge da uno spigolo dell’edificio. Alcune sale interne, d’impronta barocca, hanno soffitti lignei decorati, affreschi con soggetti arcadici e dipinti di varie epoche.

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Monumento a Vistallo Zignoni

L’antenato più illustre di S. Giovanni Bianco fu Vistallo Zignoni, mercenario astuto e coraggioso. Durante la battaglia di Fornovo, combattuta nel 1495 fra le truppe al soldo di Venezia e il re di Francia, Carlo VIII, Zignoni s’impossessò di un cofanetto con le reliquie della passione di Cristo. Facendone omaggio al Doge, ebbe in cambio una spina dalla Santa Corona per destinarla alla chiesa di S. Giovanni. Da quel momento ogni anno, il Venerdì Santo, si ripetè il prodigio della fioritura della Sacra Spina. Nel 1598 la reliquia fu trafugata. Identificato il colpevole, gli furono inflitti il taglio della mano destra, l’impiccagione e il rogo, ma il miracolo da allora non si produsse più. Si dovette attendere il 1932 per rivedere la reliquia tingersi di una macchia vermiglia. L’evento richiamò a S. Giovanni Bianco 200 mila pellegrini e si dice avvenga ogni volta che il Venerdì Santo cade il 25 del mese di marzo.

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Edifici di Via Corserola e Via Pretura

Belle palazzine dei secoli XVII e XVIII fanno da cornice a queste due vie, lungo il tracciato originario della Strada Priula, attraversate da vòltoni dove si radunavano un tempo le merci dirette nell’alta valle o nella confluente Val Taleggio.

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Oneta

Nucleo storico ben conservato, grazie anche all’impedito accesso veicolare, con sottovolti e case a loggiato ligneo e inferriate alle finestre.

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Chiesa del Carmine a Oneta

Fatta costruire intorno al 1473 dalla famiglia Grataroli, la chiesa custodisce due tele del Ceresa e vari affreschi. Sulla parte esterna, sotto l’austero porticato, si vedono un San Giovanni Battista e un grande San Cristoforo, posto a protezione dei viandanti lungo la Via Mercatorum. L’interno, a una navata, è abbellito da opere d’arte di varie epoche: una statua in legno della madonna del Carmine in trono collocata all’altare maggiore, le tele della Natività della Vergine della Madonna del Carmelo di Carlo Ceresa, un’altra immagine della Madonna ritenuta miracolosa e quattro ex voto settecenteschi posti sulle pareti laterali. Una deliziosa Madonna con bambini in affresco di epoca cinquecentesca è collocata in sagrestia (https://www.visitbrembo.it/it/dove-andare/poi/chiesa-madonna-del-carmelo)

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Casa di Arlecchino

Anche se non ci sono prove certe, immaginare che in una di queste case di Oneta abitasse Arlecchino, il principe del Carnevale, offre un pizzico di curiosità. L’edificio sospetto ha al piano terra un ristorante e, al piano superiore alcune sale con affreschi riportati. Risale al XV sec. e fu dimora della famiglia Grataroli che vantava a Venezia ricchezze e fortuna. Uno dei servi di questa famiglia iniziò a impersonare sé stesso sulla scena e, in seguito, anche altri attori bergamaschi, abitanti di queste contrade, lo imitarono perpetuando il personaggio presso le corti di tutta Europa. Sulla parete esterna della casa figura un affresco con un cartiglio dalla strana ma efficace dicitura: «Chi no è de chorte-sia non intragi in chasa mia, se ge venes un poltron ge darò dal mio baston». L’immagine raffigura un uomo ricoperto da una folta peluria che potrebbe essere identificato con il celebre ‘homo selvatico’, misterioso yeti alpino, il cui capostipite è raffigurato sulla parete di un fienile a Sacco, vicino Morbegno, punto terminale della Strada Priula. Ma l’aureola e la dicitura ‘S. Onofrio’ lasciano un dubbio, anche se è curioso pensare a uno stravagante personaggio che per l’esuberanza del costume potrebbe anche essere ritenuto un ignoto precursore di Arlecchino.

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Oratorio di S. Anna

Piccolo oratorio campestre, posto su un poggio boscoso con accanto un’area di sosta attrezzata.